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L'attacco alla Cgil è un attacco alla Democrazia

15 ottobre 2021


Esprimo tutta la mia solidarietà alla CGIL per l’assalto subito alla sede di Roma ad opera di squadristi violenti di Forza Nuova e di altri gruppi che si dichiarano orgogliosamente neofascisti e neonazisti.

Si è trattato di un vero e proprio atto eversivo a cui hanno “aderito”, più o meno consapevolmente, migliaia di persone che si dichiarano nemici del Green Pass, arrabbiate e aizzate da qualche centinaio di delinquenti.
Paura e rabbia sicuramente ci sono ancora nel nostro paese; paura per l’incertezza del futuro, rabbia per un forte disagio economico e sociale causato anche da due anni di sofferenze.

La ripresa economica si coglie e si palesa in forme diverse, ma purtroppo ancora lontane dall’incidere direttamente sulla quotidianità di chi è più disagiato: servono riforme rapide ed incisive.

Nel frattempo, questo disagio è cavalcato da violenti che non vogliono la ripresa economica, vogliono mantenere in vita e coltivare la paura e la rabbia, da sempre buone nutrici di propositi totalitari e antidemocratici.
E non si tratta di quattro imbecilli e nemmeno di pochi soggetti portatori di folclore, sono delinquenti sicuramente, ma lucidi, che cavalcano e strumentalizzano l’eterogeneo gruppo degli oppositori al vaccino, trasformando le loro azioni in opposizione allo Stato e alle Istituzioni.

Ora serve grande determinazione da parte, appunto, delle Istituzioni, nell’individuare i responsabili - peraltro già noti - e perseguirli con fermezza e durezza.
Forse, è giunto anche il momento di considerare l’opportunità di sciogliere tutti i partiti che abbiano nel loro “album di famiglia” persone e progetti anticostituzionali, antidemocratici, antirepubblicani.

L’aggressione alla sede di un sindacato non è solo un atto di violenza, ma è una azione di forte valenza simbolica: è un attacco allo stato democratico, nato sulle ceneri di una dittatura con lo scopo preciso di garantire davvero a tutti tutte le libertà ed i diritti propri di una democrazia: diritto alla salute, diritto al lavoro, diritto alla cultura, diritto alla libertà di esprimere il proprio pensiero anche di dissenso sempre però nei limiti che la Costituzione indica molto precisamente.

L’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea ha fra i propri compiti soprattutto quello di fare memoria: con le proprie attività di questo si occupa, sostenendo la scuola, le amministrazioni, le associazioni, ricordando a tutti il senso e le finalità delle celebrazioni civili: il 25 aprile, il 2 giugno, gli anniversari delle liberazioni delle nostre città dal nazifascismo – 20 ottobre prossimo per Cesena, 9 novembre per Forlì. L’Istituto è anche soggetto di ricerca storica e di diffusione della conoscenza della Storia.

Sappiamo bene che la storia non si ripete mai uguale, ma sappiamo anche che per comprendere e capire il presente è indispensabile conoscere il passato. E allora ricordiamolo per capire, solo per capire, questo passato!
Un secolo fa fra il 1920 e il 1922, gruppi di violenti organizzavano spedizioni punitive nei confronti dei socialisti, delle organizzazioni cattoliche popolari, dei sindacati, adottando le pratiche dello squadrismo. Erano sostenuti da nazionalisti, agrari, anche intellettuali, si nutrivano del malcontento sociale che aveva lasciato la fine della Prima guerra mondiale. Si ponevano contro i partiti, contro le associazioni operaie e culturali. Furono l’humus da cui trasse vita il fascismo.

Se è vero che la Storia è o dovrebbe essere maestra di vita, questo passato dovrebbe pure insegnarci qualcosa: allora, si disse, molti furono colti di sorpresa - il re, il governo, anche intellettuali e politici -, ma oggi non potremmo dire lo stesso!
Oggi sappiamo bene, contrariamente agli anni Venti, che cosa è la democrazia. Sappiamo, anche che “la democrazia è faticosa”, è impegnativa, richiede partecipazione, assunzione di responsabilità, anche generosità. Purtroppo, quello che sta accadendo - non solo da noi ma anche altrove - ci fa temere che la democrazia stia “arretrando”, stia diventando sempre meno attiva, lasciando ampi spazi all’astensionismo, all’indifferenza, ad un negazionismo generico e distruttivo che porta poi alla farneticamente volontà di alzare muri, ignorando “la bella stagione in cui i muri si abbattevano”.

Ines Briganti, componente Direzione territoriale PD cesenate


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dichiarazioni | 

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