Il Decreto Alluvione, su cui il Governo oggi ha messo la fiducia per evitare il dialogo con le opposizioni, è assolutamente insufficiente e inadeguato, così come il precedente, per gestire l’emergenza e la ricostruzione di Cesena e della Romagna. La destra sta dimostrando, ogni giorno di più, un’assoluta inadeguatezza nella gestione di questa situazione e per coprire tutto ciò ha deciso di politicizzare prima l’emergenza e ora la ricostruzione, tenendo un costante doppio registro: da un lato la presunta vicinanza ai territori e alle popolazioni colpite da parte di Meloni, anche con qualche video di troppo con qualche ultras militante, e dall’altro con continui attacchi pretestuosi e infondati, dalle nutrie alla navigabilità del Po, da parte di Ministri ed esponenti politici nazionali e locali, che nulla hanno a che fare con l’alluvione e la ricostruzione.
È sempre più evidente, dunque, come stiano politicizzando la tragedia per colpire l’Emilia-Romagna. Fanno calcoli politici anche su un tema che avrebbe dovuto unire il Paese ed è sempre più evidente ciò che realmente vogliono: non la ricostruzione ma l'Emilia-Romagna.
Tutta questa foga politica li sta però portando a dimenticarsi che ci sono sindaci, specialmente dei comuni piccoli e di montagna, che sono ancora tutti li, a differenza di chi ci è passato da quelle parti due mesi fa con selfie e comunicati stampa auto celebrativi e non si è più visto, e ci sono intere comunità che continuano inascoltate a chiedere risposte serie: migliaia di famiglie vorrebbero tornare nelle loro abitazioni, perché solo così si può tornare piano piano alla normalità, le imprese aspettano i soldi per riprendere la normale attività, e se non arrivano rischiano la chiusura definitiva, e poi ci sono gli enti locali che, dopo aver anticipato circa 500 milioni di euro con la procedura della somma urgenza fuori bilancio, ora sono in estrema difficoltà. L’autunno fa già paura e senza i necessari interventi di messa in sicurezza sui corsi d’acqua e sulle strade di collina si teme un remake di maggio.
Ogni giorno che passa vediamo come le promesse si scontrano con la realtà. Un esempio concreto: la Presidente Meloni aveva promesso indennizzi al 100% e oggi nel Decreto ha destinato 120 milioni di euro per indennizzare le famiglie. Insomma, un’assoluta presa in giro verso le popolazioni colpite.
Noi di fronte a questa inadeguatezza non vogliamo tuttavia relegarci a un ruolo di critica distruttiva, o di una demagogia populista per ricaverne visibilità, atteggiamento tipico della destra, perché pensiamo prima alla disperazione di chi ha perso tutto. Il nostro ruolo non vuole essere quello di acuire lo scontro politico ma di proporre soluzioni. Per questo oggi il PD in Aula si è astenuto rispetto al Decreto, come dichiarato dall’Onorevole Gnassi, per attenersi a questo dovere morale e per stare vicino all'Emilia-Romagna e incalzare questo governo che prova a scappare dalla tragedia. Tuttavia non faremo sconti e soprattutto avremo una linea netta rispetto a una destra che non solo nega il cambiamento climatico ma anche la ricostruzione. La battaglia politica è un nostro dovere e ogni qualvolta gli esponenti di governo e gli eletti sul territorio non si comporteranno seriamanente, mettendo cioè al primo posto le comunità, come richiesto a chi ha ruolo di governo, gli ricorderemo che non sono più all’opposizione e non portano più al petto la fiamma tricolore ma la bandiera tricolore.