Per il Partito Democratico la difesa della sanità pubblica è una priorità assoluta. Per questo siamo convinti che occorrano misure coraggiose da parte del Governo per bloccare il declino del Servizio Sanitario Nazionale. Le conseguenze sono sempre più sotto gli occhi di tutti: pronto soccorso presi d’assalto, liste d’attesa infinite, condizioni di lavoro inaccettabili che portano il personale sanitario a fuggire dalla sanità pubblica.
Riteniamo positivo, da questo punto di vista, il progetto di legge alle camere presentato ieri dalla Giunta regionale dell’Emilia-Romagna. Un progetto di legge incentrato su punti cardine ben precisi: si chiede di destinare a livello nazionale 4 miliardi in più l'anno per 5 anni al fondo sanitario, fino a raggiungere nel 2027 il 7,5% del Pil, che significherebbe riavvicinarsi agli altri stati europei sul finanziamento della sanità pubblica. L’esatto opposto di quello che sta facendo il Governo che, nel Documento di Economia e Finanza, ha previsto una riduzione in tal senso, la spesa è infatti passata dal 7% del Pil nel 2022 con il ministro Speranza, al 6,7% nel 2023, al 6,3% previsto per il 2024 e al 6,2% per il 2025 con il governo Meloni.
Altro punto cardine è quello che prevede il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale imposti da legge nazionale, ma anche il superamento del limite che riguarda il trattamento accessorio per il personale. In questo modo le Regioni potrebbero contare su uno strumento in più per fronteggiare il grave problema della carenza di professionisti sanitari che, insieme alla mancanza di risorse adeguate, costituisce un nodo fondamentale da sciogliere per la tenuta del sistema. Inoltre si andrebbe a ridurre in questo modo il fenomeno dei cosiddetti “gettonisti” e delle cooperative negli ospedali pubblici.
Una battaglia comune deve essere anche quella sulle liste d’attesa, dobbiamo fare di tutto per ridurle drasticamente, migliorando i servizi per l’accesso e utilizzando tutte le risorse straordinarie messe a disposizione. Ad agitarci c’è poi la scelta, in fase di riscrittura del PNRR, di tagliare del 30% la realizzazione di case e ospedali di comunità.
Proprio ieri è stata approvata alla Camera la legge sul diritto all'oblio oncologico, che introduce misure volte ad assicurare che alla guarigione clinica della persona corrisponda la possibilità di esercitare i propri diritti in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione. Una legge giusta e di civiltà. Qui c’è un dato interessante che fa capire l’importanza del SSN: in Italia si fanno le più lunghe sopravvivenze nei tumori anche grazie al fatto che il sistema sanitario copre il costo dei farmaci antitumorali (alcuni superano i 1000,00€/ giorno) così come gli interventi (€1.200/ora per la sala operatoria) e i ricoveri (da 422 a 1.278 euro al giorno). Questo per dire che i cittadini devono sapere che le decisioni in tema di sanità di chi ci governa hanno inevitabili e pesanti ripercussioni sulle loro tasche. Se non ci fosse più il Servizio Sanitario Nazionale, che oggi grava sui cittadini solo per la fiscalità generale, il conto delle cure sarebbe assai salato e molti non riuscirebbero nemmeno a curarsi.
Insomma, in conclusione, la nostra sanità è già stata messa a dura prova dagli esorbitanti costi dell’emergenza Covid (su cui gravano 3,8 miliardi di mancati ristori alle regioni per le spese straordinarie di quel periodo), dai rincari dell’energia e dall’inflazione e, se continuerà ad essere sottofinanziata, non potrà più continuare a erogare prestazioni, servizi e assistenza a tutti. Per questo serve una battaglia comune, perché con la fine del Sistema Sanitario Nazionale se ne andrebbe il bene più prezioso per tutti i cittadini: il diritto alla salute, gratuito ed universale. E la conseguenza sarebbe solo una: potrà curarsi solo chi avrà le possibilità economiche per farlo.